‘The European model: past, present and future (EUMOD)’ project

Dal mercato ai diritti

Il modello europeo alla prova del genere

 

Federica Di Sarcina

Università di Siena

 

Abstract

 

Il genere come lente di lettura offre senza dubbio un terreno di analisi molto fertile per compiere una riflessione in merito all’esistenza di un modello europeo con obiettivi e valori sempre più chiari e definiti. Più in particolare, lo studio diacronico della politica di pari opportunità della Comunità/Unione europea – ad oggi una delle politiche orizzontali dell’UE grazie all’istituzionalizzazione e alla promozione del gender mainstreaming – costituisce un mezzo per mettere in luce il percorso – non di certo lineare e scontato – compiuto dalla CEE/UE da obiettivi puramente economici verso fini sociali e politici.

È opinione consolidata in una ricca tradizione di studi che, l’originaria frigidità sociale del Trattato di Roma in cui riuscirono a trovare posto, oltre a un impegno programmatico sulla promozione del miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, solo misure sociali funzionali alla costruzione del Mercato comune, abbia segnato la storia della CEE/UE in un modo che è stato difficile cambiare almeno fino a metà degli anni Novanta a causa della persistente ostilità degli Stati membri a qualsiasi cessione di sovranità nel campo delle politiche sociali.

Pionieristico per i tempi l’articolo 119 sulla parità retributiva tra lavoratori e lavoratrici per lavori uguali, voluto dalla Francia come misura antidumping, finì per essere collocato non nella sezione relativa alle distorsioni della concorrenza bensì tra i pochi articoli dedicati alla politica sociale. Dalla sua natura di misura originata da esigenze di mercato contro forme di concorrenza sleale deriva la sua formulazione riduttiva rispetto a quella più ampia di parità per lavori di valore uguale, inclusa nella Convenzione n.100 del 1951 dell’OIL che pure la maggior parte degli Stati aveva ratificato, ma anche la singolare forza che l’articolo riceve nel trattato che ne prevede l’obbligo di applicazione entro il dicembre 196. Dalla singolarità della doppia natura dell’articolo 119 ha avuto dunque origine la singolarità dell’iniziativa comunitaria in materia di parità in quanto primo e più sviluppato intervento di politica sociale in grado di superare i limiti della mera funzionalità agli obiettivi di integrazione del mercato.

Richiamando brevemente le vicende che hanno caratterizzato la nascita e l’evoluzione della politica di pari opportunità della CEE/UE, il mio contributo è volto al compimento  di  un  focus  sulla  più  recente  strategia  europea  in  materia  di  pari opportunità1, all’interno della quale vecchie e nuove sfide sono state poste per l’edificazione della cosiddetta “democrazia paritaria”. Vecchie e nuove sfide che mettono in luce come un modello europeo - portatore di determinati obiettivi e valori sociali e politici - possa dirsi definito ma ancora estremamente debole per quanto attiene alla sua concreta affermazione nelle diverse società dei paesi membri dell’Unione europea.